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Ma cosa sono le vacanze?

VACANZA = dal latino: vacantia neutro plurale sostantivato di vacans, participio presente di vacare, essere vuoto, libero. Da ricordare che la vacanza riguarda anche ruoli e cariche, che si dicono appunto vacanti quando non ci sia nessuno che le ricopre.

 

La vacanza, quindi, ci racconta all'orecchio un vuoto piacevolissimo, un vuoto che è libertà. Giorni vuoti. 

 

Ma cosa c'è di vuoto nelle nostre vacanze?

 

Finiamo di lavorare il venerdì sera e partiamo dopo due ore, "per non sprecare tempo". 

Tempo vuoto come tempo sprecato.

 

"Cosa fai per le vacanze quest'anno?" "Non lo so, forse niente".

Niente. Ma che vacanza è? Allora potevi lavorare!

 

No, non lavoro, sono vacante.  Semplicemente vacante.

 

Proviamo a partire dall'inizio. Le vacanze estive sono generalmente il periodo di ferie consecutivo più lungo dell'anno che abbiamo; 2 o 3 settimane in cui i tempi della quotidianità, della routine, possono essere derogati. Un tempo in cui Google Calendar non governa le nostre vite, in cui, in agenda, non c'è scritto nulla. Il vuoto, appunto.

E se è assolutamente normale usare questo tempo per fare delle cose che normalmente non possiamo fare (l'Australia, le Maldive, il Giappone...), credo sia altrettanto interessante , confrontarsi con quel vuoto che tanto rifuggiamo. 

Perché il vuoto, diciamoci la verità, mette ansia.

Quel tempo non riempito di cose da fare rischia di farci sentire ciò che ci manca, che potrebbe essere che un tour Australia, Maldive e Giappone ci costi di meno. 

 

Ma è l'unico punto di partenza possibile per cambiare, migliorare, essere in contatto con i nostri bisogni. Non si può aggiungere acqua (o vino, visto il blog) a una caraffa già piena. Dobbiamo fare spazio per mettere cose nuove, diverse. E, quello spazio, per un certo tempo, resterà vuoto. Un "vuoto fertile", come diceva Fritz Perls

“L’individuo capace di tollerare l’esperienza del vuoto fertile, sperimentando fino in fondo la propria confusione e che riesce a diventare consapevole di tutto quanto richiama la sua attenzione (allucinazioni, frasi interrotte, sentimenti vaghi, strani) avrà una grande sorpresa, vivrà probabilmente un’esperienza “Ah, ah!”; all’improvviso apparirà una soluzione, un insight fin ad ora inesistente, un lampo di comprensione o percezione".

 

Questo dunque il manifesto per le mie vacanze: guardare con un sorriso a questo vuoto, sentire la mancanza, starci dentro. Ascoltare i miei bisogni più profondi (che, purtroppo, durante l'anno con le sveglie e il Calendar non sempre ci riesco) accoglierli e darci risposta. E questa risposta potrebbe essere un viaggio, o forse anche no. Potrebbe essere la maschera sul viso che ho su in questo momento. 

Perché vacanza è anche questo, tempo vuoto in cui decido di fare ciò che è buono e bene per me, e non ciò che il mondo si aspetta. Per questo, ho tutto un anno di lavoro davanti.

Buon Ferragosto di Vuoto!